Il platano occidentale, originario degli Stati Uniti orientali (è detto anche platano americano), è arrivato in Europa nel 1636 senza però destare un particolare interesse. Raggiunge i 30-40 m e presenta un’ampia chioma con foglie grandi dotate di 3, più raramente 5, lobi. Il tronco ha corteccia chiara, liscia, che si desquama in grandi placche. Dai fiori, insignificanti, scaturiscono frutti tondeggianti che liberano moltissimi semi. Oggi risulta poco utilizzato a scopo ornamentale o funzionale perché ha caratteristiche inferiori (minore adattabilità, maggior lentezza di crescita) rispetto al platano orientale e a quello ibrido.
Consigli di coltivazione
Come gli altri platani, tollera il caldo, il freddo e l’inquinamento urbano. Preferisce posizioni soleggiate, ma resiste anche all’ombra. Predilige un terreno ben drenato e profondo, umido, ma vive in realtà su qualunque substrato. Va annaffiato solo nel primo anno dopo l’impianto, nel periodo estivo se non piove. Gradisce concime organico in autunno nei primi anni di vita. Accetta di buon grado le potature.
Da non dimenticare
Largamente utilizzato per alberature stradali, al pari degli altri platani in giardino deve ricevere lo spazio adeguato. Come le altre piante dello stesso genere, può essere colpito da antracnosi, che determina macchie fogliari scure “a fiamma” o “a lingua di fuoco”, che poi si seccano, e può provocare il disseccamento dei germogli, risultando particolarmente pericolosa nelle primavere umide e piovose, quando può causare gravi defogliazioni. La malattia si controlla attraverso 2-3 interventi distanziati di 15-20 giorni, di cui il primo all’apertura delle gemme, con prodotti a base di sali di rame, da irrorare sull’intera chioma.